Qualche settimana fa, durante un weekend lungo in Gemania con mio figlio, durante il quale sono stata ospitata da una famiglia di amici nella cittadina di Bad Bellingen, nel Baden-Wurttemberg, mi sono imbattuta per la prima volta nella mia vita, in un barfuʙpark, ovvero in un tracciato pensato per sperimentare la possibilità di camminare nel bosco a piedi nudi.
In un paio di occasioni ho incontrato runner scalzi e uno, in particolare, mi ha molto colpito: stavo facendo la mia consueta corsa mattutina sul lungomare , quando mi sono ritrovata faccia a faccia con questo corridore decisamente particolare.
Quotidianamente incontro persone che corrono alle prime luci dell’ alba: ormai ci riconosciamo da lontano, in alcuni casi ci facciamo un segno di saluto, ma la maggior parte delle volte ognuno di noi è assorto nei suoi pensieri e nella musica che passa nelle immancabili cuffiette.
Quel runner però non l’ avevo mai visto e quindi inevitabilmente aveva catturato la mia attenzione.
La prima cosa che ricordo con precisione di aver notato è stata la sua espressione: mi veniva incontro con un sorriso raggiante, i suoi capelli scarmigliati e sale pepe da uomo di mezz’ età e …i piedi scalzi.
Non ho resistito alla tentazione di seguirlo per un tratto, svoltando poco dopo averlo incrociato, per mettermi sui suoi passi.
Erano passi leggeri, cadenzati e fatti quasi in punta di piedi: i passi di chi della corsa la sa lunga, di chi si gode ogni chilometro. Le piante dei suoi piedi erano completamente nere e assolutamente indifese di fronte all’ asfalto, ma questo sembrava non turbare affatto né loro né il loro proprietario.
Quel giorno tornata a casa ho fatto un po’ di ricerche in internet sul barefootiong ( ho scoperto che questo è il termine che indica il camminare a piedi nudi) e per un attimo ho accarezzato l’ idea di provare anche io: sono una persona che appena può si toglie le scarpe, che in spiaggia, in casa e talvolta sui prati cammina scalza, e l’ idea di correre senza le scarpe ai piedi per qualche giorno mi ha sfiorato, ma come spesso accade, alcuni propositi svaniscono nella nebbia degli impegni quotidiani, e così, nel giro di una settimana, quell’ idea ha lasciato spazio ad altre, e si è ritirata in un angolino della mia testa.
Fatta questa premessa credo capirete con quale entusiasmo ho accolto quel cartello in mezzo al parco che indicava la presenza di un percorso studiato apposta per offrire a grandi e piccini la possibilità di sperimentare in totale sicurezza tale esperienza, soprattutto contando il fatto che avrei potuto condividerla con mio figlio e con la sua piccola amica, che conoscendo il parco, aveva già avuto modo di farlo.
Ci siamo tolti le scarpe e le abbiamo riposte in una scarpiera realizzata apposta all’ ingresso del sentiero , e anche se dal cielo iniziavano a cadere gocce pesanti, non ci siamo fatti scoraggiare, anzi, abbiamo deciso che quella pioggia avrebbe reso ancor più unica e divertente quella passeggiata.
Il percorso si snodava per circa 1 km in mezzo alla foresta: il fondo era per la maggior parte ricoperto da piccoli frammenti di corteccia, ma c’ erano anche piccoli ponticelli in legno, tratti con rocce levigate o piccoli sassolini ( Sebastian e la sua amica li hanno ribattezzati “cacchette di capra”..e in effetti, l’ aspetto era proprio quello), pedane molleggiate, piccoli rulli su cui correre tenendosi ai lati.
La cosa che più mi ha colpito di questa esperienza, è che per tutta la durata del tragitto, non abbiamo mai smesso di ridere: la corteccia bagnata solleticava i nostri piedi, ma non solo. Ci faceva ridere il nostro incedere inizialmente un po’ incerto e timoroso, la terra che si appiccicava alla piante dei nostri piedi, il fare qualcosa che solitamente si ritiene quasi sconveniente fare.
Alla fine dell’ anello , ci siamo ritrovati al punto di partenza, con a disposizione un piccolo lavandino per ripulirci e un tabellone che illustrava i vari benefici di quell’ esperienza.
Ovviamente tale descrizione era scritta in tedesco, per cui non posso in alcun modo riportarvela, perchè è una lingua che, ahimè, non conosco, ma la rete è piena di articoli che ne decantano le proprietà terapeutiche, sotto diversi punti di vista, per cui, se in qualche modo leggere quello che ho appena scritto vi ha fatto venire voglia di saperne di più sull’ argomento, non avrete problemi a reperire quante più informazioni possibili.
Io non sono un medico, né in fondo mi interessa più di tanto l’ aspetto fisiologico di questa cosa: ho sempre pensato che se un attività mi fa sorridere, divertire e stare a contatto con la natura, non possa che fare bene anche al mio corpo.
Quello che posso dirvi è che io l’ ho trovata un’ esperienza davvero piacevole, che mi ha fatto, per una mezz’ oretta provare la bellissima sensazione di tornare bambina, e soprattutto mi ha fatto venire voglia di sperimentarla di nuovo.
Anche in Italia ci sono alcuni parchi dove poter praticare barefooting in totale sicurezza, su percorsi studiati appositamente.
Negli ultimi anni inoltre Andrea Bianchi, ha pubblicato due libri sulla filosofia del camminare a piedi nudi nella natura, diventando un punto di riferimento per il barefoot hiking in Italia e dando luogo a diverse iniziative in trentino e sulla Via Francigena.
Se leggendo questo articolo vi è venuta voglia di provare questa esperienza potete farlo scegliendo con attenzione il tragitto e avendo cura di optare per un fondo su cui muovervi abbastanza agilmente, magari su uno di quei sentieri che conoscete bene e percorrete spesso nelle vostre escursioni, ma che avete sempre affrontato con pesanti suole che si frapponevano fra voi e la terra sotto i vostri pedi.
Sono convinta che anche voi proverete sensazioni per alcuni versi uniche, e che questa esperienza renderà ancora più profonda la sperimentazione del piacere del cammino… per cui…non vi resta che pensare un posto, togliervi le scarpe, e lasciare che i vostri piedi tornino bambini.
“Togliersi le scarpe e percorrere scalzi un sentiero boscoso, un prato umido di rugiada, o i gradini naturali di un sentiero d’ alta quota e imparare a percepire sotto le piante dei piedi nudi il flusso di calore della pietra esposta al sole e le sue diverse tessiture: tutto questo è alla portata di ognuno, appartiene alla preistoria e alla storia dell’ umanità, eppure è anche una cosa che oggi è diventata rara nella vita di molti. Basta invece poco per reimparare a camminare scalzi”
Andrea Bianchi
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