Oserei dire che Eravamo Immortali ( Fabbri 2018) è un libro magnifico, sorprendente. Se pensate di leggere di scalate, gradi, tecnicismi e autocelebrazioni sulle difficoltà superate in parete vi sbagliate.
E’ un libro che si legge tutto di un fiato, di corsa, sulla vita di un ragazzo di origini semplici nato nel 1958, Maurizio Zanolla, alias Manolo, cresciuto negli anni 70, in un epoca di cambiamenti e sconvolgimenti sociali.
E’ la storia di una personalità irrequieta, che ama la vita, l’arrampicata e la libertà, che fugge da un futuro certo in fabbrica per andare alla ricerca di un posto nel mondo dove sentirsi se stesso, senza lasciarsi condizionare da valori ed esempi imposti dal pensiero comune, seguendo solo il proprio istinto e sensibilità.
E’ una storia universale che parla di giovinezza, di amore per la montagna e di libertà, una storia di bevute e di folli corse in vespa, di viaggi senza un soldo in Asia e di scalate al limite dell’incoscienza. Una vita sempre in equilibrio. Una vita di sogni e di voglia di non rassegnarsi al destino segnato.
Equilibrio che si ritrova poi nel suo modo unico di concepire l’arrampicata, talmente avanti in quello che faceva da risultare agli occhi degli altri spesso un pazzo incosciente.
La scoperta dell’arrampicata arriva come un’illuminazione che gli salva la vita. Negli anni 70 era un gioco ancora tutto da inventare, che Manolo affronta ovviamente in modo totalmente personale, fuori dagli schemi e rivoluzionario. Mentre i suoi coetanei provavano a cambiare il mondo, a modo suo lui compie lo stesso percorso sulla roccia, inseguendo le proprie visioni e fuggendo dalle proprie ansie e paure.
Manolo è stato un vero caposcuola per l’arrampicata sportiva degli anni ’70 e ’80 che stava nascendo, talmente avanti nel concepire vie e difficoltà da essere stato battezzato “il Mago” dai migliori scalatori dell’epoca.
Il libro si conclude con la mitica scalata in Totoga della via “Il Mattino di Maghi”, talmente audace e visionaria da rimanere per anni senza ripetizioni, una via che ha segnato in modo indelebile l’evoluzione dell’arrampicata sportiva.
Un libro scritto bene, coinvolgente, semplice e diretto, senza fronzoli, che va all’essenza delle cose senza girarci intorno, che trasmette in pieno quel senso di “immortalità” tipico dei giovani affamati della vita e bramosi di conquistarsi un posto nel mondo.
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