Il sentiero del periplo dell’isola Palmaria, una natura selvaggia ricca di storia, cave abbandonate, e la compagnia dei gabbiani reali.
Il Golfo di La Spezia, noto come Golfo dei Poeti , perchè è stato ed è tutt’ora meta e fonte di ispirazione per numerosi letterati, è un ampio anfiteatro tra Portovenere e Lerici. Il golfo circonda le tre isole Palmaria, Tino e Tinetto.
L’isola , la più grande delle tre, è raggiungibile con il battello sia da Portovenere che dal porto di La Spezia. Può essere visitata a piedi percorrendo il sentiero del periplo dell’isola Palmaria .
Il battello approda nella piccola località di Terrizzo . Da qui potrete decidere se percorrere il sentiero che la costeggia in senso orario o in senso antiorario.
Io vi consiglio di muovervi in senso orario, questo vi consentirà di salire in modo più graduale, e soprattutto di lasciarvi come gran finale gli scorci più belli che questo intinerario offre.
Da Terrizzo si imbocca, sulla sinistra, la strada sterrata che prende quota dolcemente per trasformarsi poi in un sentiero tra lecceta e macchia mediterranea. Ecco l’inizio del sentiero per il giro completo della Palmaria.
Lungo di esso si trovano alcune deviazioni sulla destra che consentono di raggiungere la vetta senza compiere l’ intero periplo, ma io vi consiglio di percorrerlo per intero.
In lontananza, una volta usciti dalla vegetazione, si scorge l’ Isola di Tino, raggiungibile anch’ essa con il battello.
Proseguendo, seguite le indicazioni che conducono a Cala del Pozzale. La discesa è abbastanza ripida , quindi, mi raccomando niente ciabatte o infradito!
A Pozzale sono ancora visibili i segni dell’attività estrattiva che ha caratterizzato l’ isola fino al 1983. In quell’anno anche l’ultima delle cave venne chiusa per il degrado ambientale cui inevitabilmente l’isola sarebbe andata incontro se non si fosse posto fine alle estrazioni. L’isola ospitava infatti ben cinque cave di portoro, un marmo molto pregiato.
E’ presente anche una bella spiaggia di ciottoli, dove potrete riposarvi e magari fare un bagno, se la stagione lo consente. Siamo nel regno dei gabbiani reali.
Riprendiamo il cammino, che da qui prosegue in salita nella lecceta, passando tra i resti delle vecchie costruzioni dei minatori, ormai abbandonate.
Usciti dal bosco in cima alla salita, quello che vi troverete davanti agli occhi è secondo me il panorama più bello che questa gita offre. Una splendida scogliera a picco sul mare che racchiude una caletta la cui acqua va dall’ azzurro al blu intenso. Una vera gioia per gli occhi e per lo spirito.
Nella cala sono visibili i resti delle antiche cave di estrazione. Carrucole, tiranti, linee di lizza sono a testimoniare il passato dell’isola.
Si prosegue tenendo la destra, lungo una traccia che risale fino alla vetta dell’ isola, camminando con il mare alla vostra sinistra e sulla destra la vegetazione, in mezzo alla quale è facile scorgere qualche capretta che bruca tranquilla.
Dalla cima, passata la costruzione adibita a centro ambientale , si raggiunge l’attacco della discesa, che è la più impervia dell’ isola. Prestare attenzione e scendere con cautela, soprattutto con scarpe idonee.
In breve giungerete su un’altra bellissima terrazza che si affaccia sul promontorio dell’ Arpaia , su cui si eleva la chiesa di San Pietro di Portovenere. Da qui lo sguardo spazia lungo le scogliere del Muzzerone e della costa di Tramonti fino alle Cinque Terre.
Una volta giunti sul livello del mare il sentiero costeggia la spiaggia e ci conduce nuovamente in località Terrizzo. Non resta che imbarcarci sul battello che ci riporterà a Portovenere.
Studio grafico: Loris Astesano
Realizzazione: Alberto Reineri