Storie in cammino

FELICE BENUZZI E LA SUA FUGA SUL MONTE KENYA

FELICE BENUZZI E LA SUA FUGA SUL MONTE KENYA

La storia che sto per raccontarvi è l’incredibile impresa di tre uomini che hanno deciso di evadere da un campo di prigionia inglese, durante la Seconda Guerra Mondiale, con il solo intento di raggiungere la vetta del Monte Kenya, per poi riconsegnarsi ai loro carcerieri dopo 17 incredibili giorni di libertà.

E’ una storia in cui mi sono imbattuta per caso, perché raccontata per sommi capi in un bellissimo libro per bambini “ Il ritorno dei Cantalamappa” di Wu Ming e che una sera stavo leggendo a mio figlio.

Questa vicenda umana, cosi’ carica di desiderio di libertà e passione per la montagna, mi ha colpito subito, instillando in me il desiderio di approfondirla e oggi di raccontarvela, nella speranza che susciti in voi le stesse emozioni che ha suscitato in me.

Felice Benuzzi il protagonista principale di questa storia , è nato il 16 novembre del 1910 e nel 1941 si trovava in Africa, più precisamente ad Addis Abeba insieme alla sua famiglia in qualità di addetto alla segreteria del governo generale dell’ Aoi, quando venne fatto prigioniero dalle truppe inglesi e, dopo aver trascorso un anno in transito tra un campo di prigionia e un altro, venne condotto nel campo 354 a Naniuky.

Le settimane e i mesi, in quel luogo fatto di privazioni e tedio, si susseguono le une alle altre tutte uguali e maledettamente frustranti, soprattutto per un uomo come Benuzzi, figlio di padre trentino e madre austriaca, nato e cresciuto a stretto contatto con la montagna, con l’ alpinismo e con una profonda passione per la scalata e il cammino. Egli stesso affermerà, ricordando quel luogo, che in esso era più doloroso ricordare che dimenticare.

Dopo settimane di piogge e cielo plumbeo, una mattina la nebbia si diradò intorno al campo e all’orizzonte , colpito da un raggio di sole, gli 
occhi del nostro prigioniero intravidero la sagoma di una maestosa montagna che si innalzava sopra alla foresta pluviale, la cui vetta era ricoperta di neve,

Quella vista improvvisa e quell’immagine si stamparono nella mente di quell’uomo, risvegliarono in lui un richiamo alla libertà, che per mesi era rimasto sopito, a causa dell’ intorpidimento dovuto alla prigionia.


Felice Benuzzi aveva ritrovato un motivo per sopravvivere, una sfida da inseguire e dopo mesi si sentì di nuovo profondamente vivo. Il desiderio di scalare quelle pareti e raggiungere quella vetta si fecero strada tra i suoi pensieri e ben presto si tramutarono nella decisione, apparentemente folle, di evadere dal campo per sfidare quella montagna.

Il monte che Benuzzi vide era il Monte Kenya, secondo per altitudine nel continente africano con i suoi 5199 mt.

I mesi che seguirono quella visione trascorsero per Benuzzi in modo febbrile: l’ impresa era rischiosa e complessa e andava organizzata e preparata nel miglior modo possibile e, farlo in un campo di prigionia e senza destare sospetti, non era affatto semplice.

Innanzitutto c’ era bisogno di un compagno e Felice si imbatté in Giovanni Balletto , medico genovese appassionato di alpinismo.

Bisognava procurarsi o quantomeno “ costruire” l’ equipaggiamento necessario: ricavarono le funi dalle corde che legavano i materassi ai letti, le scarpe da roccia con reti di canapa e tela impermeabile per autocarri.

Decisero che il momento migliore per tentare l’impresa sarebbe stato il mese di gennaio, quando la stagione delle piogge sarebbe terminata e il clima tornato mite.

Nel progetto venne coinvolto anche Vincenzo Barsotti, un uomo poco avvezzo alla montagna, ma folle abbastanza da unirsi ai due scalatori.

Il 24 gennaio del 1943 i tre uomini, muniti solo del loro equipaggiamento improvvisato, di qualche scarsa provvista messa da parte nelle settimane precedenti e di un incredibile coraggio, scapparono dal campo e si ritrovarono tra i campi coltivati al limitare della foresta pluviale, che li separava per 35 km dalla base di quella montagna, compagna dei loro sogni da mesi.

Attraversarla fu pericoloso ed estenuante.

Finalmente il 4 febbraio ,dopo giorni di cammino, i tre giunsero finalmente ai suoi piedi e ne poterono toccare la roccia.

Vincenzo era stremato dalla febbre e dalla fatica, per cui venne lasciato dai compagni ad attendere il loro ritorno in un rifugio improvvisato.

Felice e Giovanni iniziarono la scalata alla vetta ma, dopo 12 ore di parete, un peggioramento improvviso delle condizioni meteo li costrinse a tornare sui loro passi .

Ma i due erano tutt’ altro che propensi a rinunciare al loro sogno e due giorni dopo, quando le condizioni del cielo migliorarono, i due ripartirono per affrontare i 3400 mt di dislivello che li separavano dalla cima Lenana.

I due la raggiunsero, issarono una bandiera italiana, lasciarono una bottiglia contenente un breve messaggio e inspirarono a fondo: si guardarono intorno e nulla intorno impediva ai loro occhi di abbracciare tutta la bellezza che li circondava. Si sentirono finalmente di nuovo liberi…e vivi.

Avevano raggiunto il loro obiettivo ed era giunto il momento di rientrare e di riconsegnarsi: la città neutrale più vicina si trovava in Mozambico a più di 1000 km di distanza e sarebbe stato impensabile sopravvivere in quelle condizioni.

Il ritorno fu lungo e difficoltoso poiché le provviste erano terminate , ma i nostri fuggitivi riuscirono comunque a sopravvivere e, dopo 17 giorni di fuga e fatica, si ripresentarono al campo da cui erano evasi.

Questa storia straordinaria è giunta fino a noi perché lo stesso Benuzzi, una volta terminata la guerra, venne liberato e rientrò in Italia dove scrisse “Fuga sul Kenya”, il racconto di quegli incredibili 17 giorni da fuggitivo.

Il libro è stato tradotto in diverse lingue, tra cui l’ inglese con il titolo “No picnic on Mount Kenya”.
Quest’ impresa è un inno alla libertà, all’ostinata resistenza dell’animo umano alla sottomissione e spero vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuta a me.

la montagna è stata per me lo spazio dove nei momenti più tetri della mia vita ho trovato conforto, guarigione e forse salvezza. “                                             F.Benuzzi


FONTI: WIKIPEDIA WUMING   MONTAGNA.TV

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