Storie in cammino

JUNKO TABEI: la prima donna a scalare l’Everest

JUNKO TABEI: la prima donna a scalare l’Everest

“Il cammino è donna”, queste sono le parole con cui Francesco, guida e amico, ha accolto me e il gruppo, quasi totalmente al femminile, con cui ho affrontato qualche anno fa la Via degli Dei.
        In effetti la mia esperienza di camminatrice mi ha spesso portato ad incontrare donne con questa passione, e i gruppi con i quali ho condiviso lunghi percorsi sono sempre stati con una prevalente componente femminile.

          Ma se oggi la realtà delle donne in cammino è qualcosa di molto diffuso e socialmente accettato, non è sempre stato così, e in alcuni ambienti legati a questo mondo, in particolar modo quello dell’alpinismo, le donne hanno dovuto faticare non poco per ottenere credibilita’ e riconoscimenti.

Lo ha sperimentato sulla propria pelle Junko Ishibashi, questo il suo nome da ragazza, la prima donna a raggiungere la vetta dell’Everest, 8848 mt, nel 1975.

 Junko nacque nel 1939 nella regione di Fukushima, in Giappone.

La sua passione per la montagna si sviluppò fin dall’ infanzia, e la condusse a far parte, durante il periodo universitario, di diversi gruppi di alpinismo, all’ interno dei quali pero’ faticava non poco ad integrarsi: siamo tra la fine degli anni ‘ 50 e i primi anni ’60 e per molti il ruolo della donna è ancora quello di custode del focolare domestico, e l’ascesa in parete un’attivita’ prerogativa dell’uomo.

 “A quel tempo le ragazze facevano solo da seconde in parete, ma Junko faceva eccezione. Lei programmava salite con sole donne, con tecniche e velocità proprie”, scrive di lei il giornalista Tsunemichi Ikeda, che per primo la intervisto’ dopo l’impresa per una rivista specializzata giapponese.

Durante questo periodo conobbe Masanobu Tabei, noto alpinista, che diventera’ suo marito.
Nel 1969, decise di fondare il “Ladies Climbing Club”, un club alpino formato da sole donne, il cui motto era
 “andiamo a fare una spedizione per conto nostro”

Con le sue compagne intraprese e portò a termine una serie incredibile di scalate e ascensioni, che la portarono, nel giro di pochi anni a scalare le cime di oltre 70 paesi, tra cui, il 19 maggio del 1970, la vetta dell’ Annapurna III , 7555 m , con la compagna Hiroko Hirakawa.

Sempre in quell’ anno entrò a far parte del progetto

 “Japanese Women ‘ s Everest expedition”, una spedizione esclusivamente al femminile per la conquista della vetta più alta del mondo.

         L’ intero gruppo era composto da 15 donne, tutte lavoratrici, che faticarono non poco a trovare i finanziamneti per il loro progetto, e che si dovettero ancora una volta scontrare con l’ostracismo maschilista di un certo tipo di mentalita’ che le riteneva inadatte a compiere una tale impresa.
         La preparazione durò 5 anni.
Nei primi mesi del 1975 iniziarono l’avvicinamento, insieme a nove guide sherpa.

          All’ inizio di maggio però, quando il gruppo si trovava già ad un altitudine di 6300 mt, venne travolto da una valanga che colpì il campo durante la notte, coinvolgendo 13 persone, tra cui anche Junko, ma senza causare vittime.

         La donna svenne e rimase priva di sensi per alcuni minuti. Questo incidente invece di scoraggiarla, la rese ancora più determinata a portare a termine la sua impresa, e il 16 maggio 1975, dopo soli 12 giorni
dall’ incidente, Junko fu la prima donna a mettere piede sulla vetta più alta del mondo.

          Negli anni successivi la Tabei continuò a scalare montagne di tutto il pianeta, e a dedicarsi a diversi progetti volti alla salvaguardia dell’ ambiente montano come direttrice dell’ Himalayan Adventure Trust of Japan, battendosi per un alpinismo sostenibile e per la sensibilizzazione circa l’ enorme quantità di rifiuti lasciati in alta quota dal susseguirsi delle spedizioni .

         Alla donna venne diagnosticato un cancro nel 2012, contro il quale lotto’ fino alla fine, continuando a coltivare la sua passione: pochi mesi prima di morire, all’eta’ di 77 anni la Junko accompagnò un gruppo di studenti sfollati a seguito del disastro nucleare di Fukishima, sul monte Fujiyama, ottenendo il permesso dai medici per quell’ultima ascesa, che però non riuscì a portare a termine, perché giunta a 3100 mt si dovette fermare.

Quella di Junko è la bellissima storia di una donna, della sua passione e della sua caparbietà, una storia che è stata fonte di ispirazione per molte altre donne che dopo di lei hanno deciso di affrontare i pregiudizi e superare i loro limiti.

La tecnica e l’abilità da sole non ti porteranno sulla vetta; è la forza di volontà l’elemento più importante. La forza di volontà non la puoi comprare con il denaro e non te la possono dare gli altri..viene dal tuo cuore” J. Tabei

fonti:
TUTTO GIAPPONE WIKIPEDIA

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